Neanche pochi giorni dai quali si è levato in cielo il nobile forcone contadino, in simbiosi collo sdegno dei pescatori, degli autotrasportatori e di tanta genuina Sicilia, che, perentorio, giunge il fuoco di fila della cosiddetta stampa “progressista”.
Una delle sue vestali è il Flores D’Arcais, infimo residuato del trozkismo sessantottino, ben tiratosi a lucido dalle arcadie del neo illuminismo radical chic.
Taglia corto dalle pagine de “il Fatto” e sfodera giudizi sommari contro i forconi. La rivolta siciliana rischierebbe a suo dire di tradursi in una nuova “vandea reazionaria”. Lascia così il margine per una nuova adunata democratica, afferrata per l’occasione dal proprio referente di parte, Bersani, ben risoluto nell’invocare l’intervento delle prefetture e, quindi, il ricorso alla forza (sic!) per arginare il “focolaio retrogrado e ribelle”.
E’ stato sempre così. Laddove dal legittimo dissenso popolare non si subodora l’acre e sinistro effluvio di marxismo con la sua untuosa coscienza di classe, ma qualcosa di molto diverso e radicato, ecco liberarsi in essi la proditoria indole repressiva. Basta ricordare Reggio, Battipaglia, Avola dove il PCI invocava i carri armati, tanto per fare il paio ai già “collaudati” esempi di Budapest, Praga, Varsavia, Berlino.
Una pletora di rancore che rinfocola fino all’estrema sinistra, scomodando anche Indymedia colle sue ormai morbose e paranoiche disamine antifasciste.
Va detto che come levrieri dall’eccellente fiuto, costoro sanno individuare anzitempo la natura di queste scintille . Ma se la scintilla non si colora di rosso, così come vorrebbero tanto, avviene – oltre ogni indugio - il capovolgimento di giudizio. Nel caso del Movimento dei Forconi, è indubitato il suo ascendente in Forza Nuova. E non è occasionale né strumentale, dal momento che il puntello morale del partito nazional-cattolico che fa capo a Roberto Fiore non risale a questi giorni, ma lo accompagna sin dal suo embrione.
Perché negarlo, dopotutto, o peggio, vergognarsene? Uomini di sinistra come Salvatore Basile e Frediano Manzi si onorano di combattere la loro crociata antimafia ed antiusura avendo dalla loro parte, come unici e oggettivi tutelari politici, proprio l’indomabile schiera forzanovista. E’ evidente che se nei “protestatari” siculi affiori un minimo di reticenza di fronte a simile oggettività, è proprio a causa della spettrale censura dei media veicolati dal potere, ben abili nell’insudiciare a base di calunnie (presenza di mafia, violenza etc….)lo spirito legalitario e genuino della rivolta.
Il parallelo specioso di D’Arcais alla Vandea, tuttavia, ha il pregio di evadere il campo da ogni dubbio su quale possa essere la reale disposizione delle forze in campo. La Vandea francese non fu una semplice rivolta reazionaria. Fu un sussulto di dignità controrivoluzionaria di un popolo, intriso di fede e fervore identitario, contro la modernità, il liberal-giacobinismo, l’ateismo.
Il governo Monti è, nella circostanza attuale, un’appendice giacobina della massoneria internazionale: da essa parte l’assalto per annientare, attraverso il torchio fiscale e le liberalizzazioni , quanto ancora permane di integro nei corpi intermedi, nelle categorie sociali produttive, negli equilibri tradizionali che hanno caratterizzato da secoli il tessuto dalla Nazione
C’è solo da augurarsi che le rimostranze in Sicilia ( e si spera, in tutta Italia), con il loro piglio popolare e interclassista, estranee a qualunque ingerenza comunistoide, resistano tenacemente e vadano oltre alle pur sacrosante rivendicazioni economiche, corporative e sociali che come tale presentano. Rinasca, pertanto, il germoglio spirituale necessario per la nuova ricostruzione nazionale, invertendo la rotta nella direzione di un ordine più giusto e armonico. Viva Cristo Re, viva la Controrivoluzione !!!
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