lunedì 30 gennaio 2012

Contributo inviatoci - Camerate -

- Pubblichiamo un articolo che condividiamo in toto. 
Tale scritto c'è stato inviato da una cara amica, la quale è certamente esempio di militanza per molti: invitiamo chi volesse a leggerlo con attenzione, poiché tale lettura, sicuramente, ripagherà. -



...dagli esempi del passato, la lotta presente.

Nella lotta contro questo sistema di cose, la donna ha un ruolo importantissimo, che viene tramandato dalle camerate di tutta europa.
E' importante porre l'accento sull'azione che le camerate di oggi possono (e, soprattutto, devono) intraprendere all'interno di questa società; una società che ha, come punto di riferimento, il consumismo più spinto - che altro non è che il vertice di una piramide - che ha usato proprio la donna come protagonista della dissoluzione morale - ed etica - in cui non trova più posto il suo ruolo tradizionale.
Donna eletta a simbolo di una riconquistata libertà che, di fatto, ha snaturato il suo ruolo (al punto che, se una donna decide di fare la mamma e la moglie - come è “scritto” nel suo DNA - viene giudicata come una parassita).

Le lotte di una donna tradizionalista devono essere mirate soprattutto a smascherare questa “cultura” - che ha trovato il suo humus ideale nel famigerato '68, con le sue idee martellanti (ed ossessive) che propagandavano “libertà” (l'aggettivo “libero” veniva associato a tutto) - che, a conti fatti, declassa la donna ad una sorta di prostituta istituzionale. Prova ne è l'immagine femminile che ci viene propinata da tutti i media (e che tutti accettiamo)!
Il 68 altro non è che il figlio naturale di quella Russia Sovietica che - primo stato al mondo - legalizzò divorzio e aborto: quindi non è sbagliato dire che questa società è il prodotto del comunismo più becero e del capitalismo più sfrenato, trapiantato dai cosiddetti liberatori.
E' questa società che ha distrutto le nostre tradizioni e ha voluto lo smembramento della famiglia; è dalla sua distruzione che parte l'attacco a tutti gli altri valori. E, quando, in una nazione, vengono a mancare valori forti, questa finisce col diventare terra di conquista.
Questo è il frutto di un piano ben orchestrato da chi si è spartito l'Europa (ed ha preso possesso dell'Italia, dal dopoguerra in poi), gli stessi che c'incantano con quella falsa libertà - che chiamano democrazia - che, di fatto, ha livellato - verso il basso - una nazione potente e tradizionale come era l'Italia, la stessa Italia in cui, oggi, imperano (più che in ogni altra nazione; forse ci batte la Spagna) ogni sorta di vizio.
Le camerate, consapevoli dell'inganno del mondo moderno, lottano - con vero spirito di sacrificio ed abnegazione - affinchè gli italiani (e soprattutto le donne, pilastri di una famiglia che fu) aprano gli occhi e si accorgano a quali menzogne "ideologiche" vengono sottoposti da 70 anni.

Gli esempi a cui si devono riferire le donne non sono certo le varie veline che impazzano su giornali e tv, le quali, grazie alla vendita del proprio corpo, riescono addirittura ad occupare cariche pubbliche!
La donna tradizionale è consapevole del fatto che è il sacrificio a portare i buoni frutti, non certo la misura del reggiseno.
Gli esempi che ci vengono dal passato, per noi - che siamo parte integrante della lotta -, sono parecchi.
Noi guardiamo con orgoglio alle nostre donne del SAF della RSI, quelle donne che, spinte esclusivamente dall'amor patrio, partirono senza la certezza del ritorno - moltissime, ricordiamolo, ancora sedicenni - per servire la loro Nazione, svolgendo mansioni di supporto ai soldati - i quali nutrivano un grandissimo rispetto per quelle ragazze, alle quali veniva categoricamente proibito qualsiasi abbellimento personale e qualsiasi contatto con i soldati (che non fosse per cause di servizio) -. Nulla di lontanamente paragonabile alle ragazze di oggi! Molte di loro morirono per mano dei partigiani, tante furono uccise perchè non vollero rinnegare la fede nel loro Capo e non vollero mai riferire alcuna informazione che riguardasse l'esercito in cui prestavano servizio: in parole povere, non tradirono mai!

Ci sono altri esempi a cui rivolgerci: non dimentichiamo il ruolo importantissimo delle donne spagnole all'interno della Falange. Erano donne che non conoscevano la parola “impossibile”.
Quelle donne fecero un'enorme lavoro di raccolta di tutte le tradizioni spagnole, allo scopo di far rinascere il comune senso di appartenenza e d'identità del popolo spagnolo; ma non solo.


Quando, per la Falange, iniziò il periodo di persecuzione, si rivelarono preziosissime per il movimento. Ebbero una missione specifica: fare propaganda, poiché le donne davano meno nell'occhio.
Mettevano i volantini perfino dentro le barre di sapone che vendevano per raccogliere fondi per i detenuti, i caduti e le loro famiglie.
Si fingevano mogli e fidanzate per andare a trovare i perseguitati dentro le galere. La loro presenza nelle aule di giustizia, per le strade, era causa di disordine. Non hanno mai indietreggiato. 
Anch'esse furono duramente perseguitate... se la Falange, tutt'oggi, non è stata dimenticata, è anche merito loro.
Lo stesso vale per le camerate rumene della Guardia di Ferro di Codreanu: molto attive nella propaganda e, per questo, soggette a durissime persecuzioni. Donne che ebbero un immenso spirito di sacrificio e che pagarono caro - furono uccise quasi tutte - il loro amore per la stirpe rumena e per il loro capo Corneliu Zelea Codreanu, che era odiatissimo dai politici del suo tempo (ed odiatissimi erano i suoi legionari).

Veniamo a quella gran donna che fu Eva Duarte Peron. 
Evita (come veniva chiamata dal suo popolo) ebbe un ruolo fondamentale nella svolta argentina. Non si risparmiò mai, fino all'ultimo istante della sua vita, per il suo popolo, che la amò immensamente. 
Da mediocre attrice si trasformò in esemplare interprete dello spirito del popolo argentino.
Si donò senza riserve.
Avviò un'opera sociale straordinaria, frutto di intensa e appassionata attività. 
Numerosissime furono le sue iniziative di concreto sostegno morale ed economico, in particolare per gli anziani, i bambini e le ragazze madri. Erano i lavoratori stessi che, ben volentieri, rinunciavano ad una parte del loro stipendio per aiutare chi aveva più bisogno. 
Si può ben dire che Evita risvegliò una vera e propria coscienza di popolo.
Vinse la battaglia per estendere il voto alle donne e fondò il Partito Peronista Femminile. 
Evita fu pioniera, nel suo paese, del vero femminismo, quello delle donne mobilitate al servizio della Patria e delle famiglie, quello che impone il riconoscimento del loro imprescindibile ruolo, preservandolo dagli snaturamenti ideologici che il femminismo di sinistra ancora non ha smesso di partorire. 
Evita intendeva esaltare la donna con la D maiuscola.
Sue sono queste parole, che non lasciano spazio a dubbi:
Il primo obiettivo di un movimento femminile che voglia fare del bene alla donna, che non aspiri a cambiarla in uomo, deve essere il focolare... nasciamo per creare famiglie, non per vivere nella strada. Le militanti devono agire a fianco dei loro camerati, ma affrontare le problematiche - nello specifico - femminili, evitando assolutamente di correre il rischio di “mascolinizzarsi”. In politica, la donna deve essere a fianco dell'uomo, ma senza mai permettergli di immischiarsi nei suoi affari.
Ecco chi era Evita! Un esempio lampante di donna tradizionalista.

Era questa l'idea di femminismo che aveva Evita, ed è a questa l'idea a cui aderiscono le camerate di oggi.


Le camerate di ogni tempo non si sono mai tirate indietro; sono loro l'orgoglio dei loro fratelli, sono loro che supportano le loro battaglie, consapevoli che, tutti insieme, appartengono alla stessa comunità di destino, che comprende tutti i camerati di ogni epoca!






Come disse Leon Degrelle:
 "Noi usciremo fuori da questo decadimento solo attraverso un'immensa rettificazione morale, reinsegnando agli uomini ad amare, a sacrificarsi, a lottare e a morire per un ideale superiore".
E noi donne, noi camerate, raccogliamo questo appello.


                                                                   Indomita




venerdì 27 gennaio 2012

Piccola riflessione sulla necessità di raggiungere Dio

Impressionante è quanto l'uomo crolli nell'assurdo, oggi, in quanto è stato privato della capacità di andare Oltre.
La deriva nell'immoralità - dell'uomo del terzo millennio - ci conferma quanto sia insito nella natura umana stessa il cercare la soddisfazione, che troviamo solo in Dio.
Vediamo che la forza propulsiva - che spinge l'umano verso Dio - non può essere placata, per cui non può che essere reindirizzata verso soluzioni "alternative", distribuita sulle varie illusorie soddisfazioni terrene. Questa è la dimostrazione più pratica che si può dare al fatto che l'uomo è intrinsecamente fatto pella beatitudine.
D'altronde, il fatto che la nostra misera natura venga investita di Sacramenti - i quali, dall'infallibile Parola, ci vengono definiti come condizione necessaria per elevarci rispetto al nostro "fisiologico livello" - rivela che la nostra condizione non può essere stazionaria ed immobile, ma siamo destinati a sollevarci (o a degenerare).
In più, possiamo prendere come prova della propensione naturale dell'uomo verso Dio, il fatto che ogni qual cosa sia riconducibile al campo gnostico\anticristiano è, di base, uno scimmiottamento di quant'è retto e cristiano. Questo mostra come ciò ch'appartiene all'altro "filone" altro non è, se non un futile tentativo di sostituzione, fatto che implica la necessità della presenza di qualcosa di "equivalente" (che non esiste).
Altro particolare della Religione che gli anticristi, involontariamente, elogiano, risulta essere il Sacrificio stesso ed il concetto di sacrificio, che, nelle loro balbuzie, si traduce, a seconda del carattere più o meno violento della deriva, in vittimismo e nichilismo [d'altronde è palese che ogni tentativo di conquista della sovranità (materiale, poiché quella spirituale non è scippabile neanche in potenza a N.S. Gesù Cristo, nonostante sia concesso, pei nostri tempi, al demonio, di farsi principe di questo mondo) passa attraverso il convincere gli altri d'essere meritori di riscatto...] ciò significa che l'uomo riconosce la sua situazione di "disagio", di difetto.

Tale intrinseca proprietà della natura umana - tale necessità - costituisce un grosso limite pelle forze maligne, rispetto al loro progetto di dominio (concediamoci d'illuderli): ciò sia motivo d'incentivo, pella Santa Madre Chiesa!
Voglia essa insistere nel fornirci la forza prorompente del reale Sacrificio, affinché l'uomo moderno corregga la sua rotta e torni ad indirizzarsi verso il suo reale apice di soddisfazione, verso la beata eternità.

Dato ciò, vogliamo noi - con quanto scritto - porgere una preghiera pella conversione degl'infedeli, degl'ebrei, degl'ignavi e degl'apostati, di tutti coloro i quali si trovano sull'errato percorso: per permettere loro d'essere realmente felici.

Benedicat nos Virgo Maria.

martedì 24 gennaio 2012

Contributo inviatoci - Omaggio alla figura di Corneliu Zelea Codreanu -

Vi proponiamo, con piacere, un componimento inviatoci ch'ha intenzione d'omaggiare la figura di Codreanu. Buona lettura.


Nel novero dei fascismi europei, che tanto si sono differenziati tra loro per dinamiche, struttura e strategie, una caratteristica comune di fondo rinvenibile è senz’altro l’aurea che ha circondato il leader di riferimento. Questa caratteristica, più che in tutti gli altri esempi che l’Europa ci ha fornito, è ravvisabile nella “Legione dell’Arcangelo Michele”, da cui poi prenderà forma e vita la “Guardia di ferro” del mistico Corneliu Zelea Codreanu.
L’ispirazione fortemente religiosa di questo movimento, che pure ne ha caratterizzato fortemente l’economia rivoluzionaria, non è la sola componente degna di rilevo, sebbene questa abbia contribuito a creare (ma sarebbe più opportuno dire riscoprire) quella fides propria di ogni movimento antimoderno che si è affacciato in Europa nello scorso secolo.
Ma nel leggendario Capitano ritroviamo anche l’eredità migliore delle radici del nostro mondo classico; la devotio romana ad esempio, al di là della differente matrice pagana rientrante in quest’ultima, ma anche lo stoicismo di fronte alle avversità. Seneca diceva che “infelice è colui che mai ha incontrato la sciagura ed il dolore, perché costui non ha occasione di sperimentare e di conoscere la propria forza”. Ebbene, il Capitano Codreanu conosceva davvero la sua forza, perché in lui ammiriamo la sopportazione costante del sacrificio che non diventa mai tacita rassegnazione, nemmeno nell’angusta detenzione che si concluderà prima, tramite un processo farsa, ad una condanna a dieci anni di lavori forzati (1938) e dopo qualche mese da tale sentenza alla morte per strangolamento insieme ai suoi più fedeli camerati. Eseguita la sepoltura, quindici giorni dopo la fossa comune verrà aperta e sulle salme verrà gettato del vetriolo, a testimonianza di quale estremo grado riesca a raggiungere l’umana vigliaccheria.
Nel corso del suo personale calvario, mai troviamo nel Capitano parole d’odio nei confronti dei suoi aguzzini, sicuramente grazie al rapporto costante con la preghiera che ha in lui l’effetto rinnovatore che solo la fede pura riesce a garantire.
La riprova della sua grandezza sta nella sua attualità in ogni nuova piccola alba del nostro mondo ideale. Infatti, l’appellativo “legionario” ed il termine “cuib” (nido) sono stati e sono tuttora correnti in molti organismi che si richiamano ai principi del mondo tradizionale.
Ci piace concludere, richiamando un passo del suo “Diario dal carcere” del quale consigliamo assolutamente la lettura, un estratto che non è politico ma umano, nel senso che caratterizza, meglio di ogni altro, la purezza d’animo del mistico Capitano.
“Ora è sera mi sembra un secolo da questa mattina. Non ho con chi scambiare una parola. Un passerotto ha fatto il nido nel vano della finestra. Viene anch’esso a dormire. Gli do sempre delle briciole. Aspetto che mi portino il pasto. Ma neppure con loro posso parlare. Vengono sempre il tenente di servizio e il sottufficiale. Non possono parlare con me, ma si comportano con una delicatezza che per me è una consolazione. Povero soldato! Una creatura superiore che fa il suo dovere correttamente, eseguendo rigidamente gli ordini ricevuti, ma nei cui occhi non c’è passione, né cattiveria. Eleganza spirituale. Scuola dell’esercito romeno. Com’è bello!”.
Ciao Capitano.

                                                                                                    Avv. Francesco Russo

lunedì 23 gennaio 2012

LA PICCOLA “VANDEA” SICILIANA E L’ASSALTO MASSONICO



Neanche pochi giorni dai quali  si è levato in cielo il nobile forcone contadino, in simbiosi  collo sdegno dei pescatori, degli autotrasportatori e di tanta genuina Sicilia, che,  perentorio, giunge  il fuoco di fila della cosiddetta stampa “progressista”.
Una delle sue vestali è il Flores D’Arcais, infimo residuato del trozkismo sessantottino, ben tiratosi a lucido dalle arcadie del neo illuminismo radical chic.
Taglia corto dalle pagine de “il Fatto” e sfodera giudizi sommari contro i forconi. La rivolta siciliana rischierebbe a suo dire di tradursi in una nuova “vandea reazionaria”. Lascia così il margine per  una nuova adunata democratica, afferrata per l’occasione  dal proprio referente di parte, Bersani, ben risoluto  nell’invocare l’intervento delle prefetture e, quindi,  il ricorso alla forza (sic!) per arginare il  “focolaio retrogrado e ribelle”.
E’ stato sempre così. Laddove dal legittimo dissenso popolare non si subodora l’acre  e  sinistro effluvio di marxismo con la sua untuosa coscienza di classe, ma qualcosa di molto  diverso e radicato, ecco liberarsi in essi  la proditoria indole repressiva. Basta ricordare  Reggio, Battipaglia, Avola dove il PCI invocava i carri armati, tanto per fare il paio ai già  “collaudati” esempi di  Budapest, Praga, Varsavia, Berlino.
Una pletora di rancore che  rinfocola fino all’estrema sinistra, scomodando anche Indymedia colle sue ormai morbose e paranoiche disamine antifasciste.
Va detto che come  levrieri dall’eccellente fiuto, costoro sanno individuare anzitempo la natura di queste scintille . Ma se la scintilla non si colora di rosso,  così come vorrebbero tanto, avviene – oltre ogni indugio - il capovolgimento di giudizio. Nel caso del Movimento dei Forconi, è indubitato il suo ascendente in Forza Nuova. E non è occasionale né strumentale, dal momento che il puntello morale del partito  nazional-cattolico che fa capo a Roberto Fiore non risale a questi giorni, ma  lo accompagna sin dal suo embrione.
Perché negarlo, dopotutto, o peggio, vergognarsene? Uomini di sinistra come Salvatore Basile e Frediano Manzi si onorano di combattere la loro crociata antimafia ed antiusura avendo dalla loro parte, come unici e oggettivi tutelari politici, proprio l’indomabile schiera forzanovista. E’ evidente che se nei “protestatari” siculi affiori un minimo di reticenza di fronte a simile  oggettività,  è proprio a causa  della spettrale censura dei media veicolati dal potere, ben abili nell’insudiciare a base di calunnie (presenza di mafia,  violenza etc….)lo spirito legalitario e genuino della rivolta.
Il parallelo specioso di D’Arcais alla Vandea, tuttavia,  ha il pregio di evadere  il campo da ogni dubbio su quale possa essere  la reale disposizione delle forze in campo. La Vandea francese  non fu una semplice rivolta reazionaria. Fu un sussulto di dignità controrivoluzionaria di un popolo, intriso di fede e fervore identitario, contro la modernità, il liberal-giacobinismo, l’ateismo.
Il governo Monti è,  nella circostanza attuale, un’appendice giacobina della massoneria internazionale: da essa parte l’assalto per annientare, attraverso il torchio fiscale e le liberalizzazioni , quanto ancora   permane di  integro nei corpi intermedi, nelle categorie sociali produttive, negli equilibri tradizionali che hanno caratterizzato da secoli il tessuto dalla Nazione
 C’è solo da augurarsi che le rimostranze in Sicilia ( e si spera, in tutta Italia),  con il loro piglio popolare e interclassista, estranee a qualunque ingerenza comunistoide, resistano tenacemente e  vadano oltre alle pur sacrosante rivendicazioni economiche, corporative e sociali  che come tale  presentano. Rinasca, pertanto,  il germoglio spirituale necessario per la nuova ricostruzione nazionale, invertendo la rotta nella direzione di un ordine più giusto e armonico. Viva Cristo Re, viva la Controrivoluzione!!!



giovedì 19 gennaio 2012

Omaggio al Santo Curato d'Ars

- In quanto ho letto stess'ora dell'ennesima, ridicola, insulsa, spregevole azione d'un sacerdote "nuova specie", ho inteso, con tale articolo, omaggiare il santo patrono dei parroci ed esaltare la reale figura del sacerdote. -

Nacque a Dardilly, in Francia, l'8 maggio 1786. Jean-Marie Baptiste Vianney, in futuro conosciuto come "il Curato d'Ars", veniva da una famiglia contadina.
Battezzato lo stesso giorno della nascita nella parrocchia del suo paese natio, ancor'oggi, la fonte battesimale ove egli ricevette il Sacramento, riporta: "Ex hoc fonte in Xto natus J. M. Vianney 8 Maii 1786" (ossia: da questa fonte è nato in Cristo Giovanni Maria Vianney l'8 maggio 1786).
Sin dalla prima infanzia mostrò una particolare devozione pella Vergine Santissima (della quale possedeva una rustica statuetta, presso la quale era solito ritirarsi in preghiera) e pell'Eucarestia - in quanto la madre, già durante i primi anni di vita del santo, usava condurlo ad assistere al Santissimo Sacrificio -.




Ai tempi, la Francia, sotto il regime del terrore di Robespierre, vedeva il suo clero diviso tra'l refrattario, ossia quello composto dai chierici che rifiutavano di accodarsi alla nuova "chiesa nazionale", preferendo rimanere fedeli a Roma, e'l costituzionale, che rigettava la supremazia papale, giurando fedeltà allo stato. In quanto i refrattari venivano perseguitati, al fine di non lasciare che la sana dottrina venisse impartita ai francesi, possiamo affermare che il nostro santo visse in un periodo di forte crisi spirituale pella Francia.
La famiglia del santo preferì i refrattari ed, infatti, la casa del Vianney si fece anche ospitante pelle Messe celebrate in segreto dai chierici fedeli a Roma.




Nel 1797 il santo accedette, pella prima volta, al sacramento della Confessione, presso don Groboz, refrattario, il quale consigliò ai genitori del santo di mandarlo ad Ecully, presso le Dame Catechiste, per prepararlo alla Comunione (la quale ebbe luogo, in segreto, nel 1799).


Negl'anni a seguire si manifestò la vocazione del Vianney, non esattamente assecondata dal padre che, trovatosi in condizione di difficoltà economica, non volle saperne.
In seguito, presentatasi l'occasione di seguire la vocazione senza gravare alla famiglia, finalmente, il santo intraprese la strada del sacerdozio. Il presbitero Carlo Balley, famoso di santità, lo accettò presso il suo seminario domestico, cedendo, dopo un'iniziale opposizione. 
Trovandosi in difficoltà negli studi (principalmente in quelli di latino), il santo, scoraggiato, decise di intraprendere un personale pellegrinaggio per Lalouvesc, ove si trovava la tomba di san Francesco Rigas, dopo il quale riuscirà a mantenere un livello sufficiente negli studi.


Nel 1807 ricevette il sacramento della Confermazione dal cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone Bonaparte. In questa occasione prese il nome del Battista, a causa della sua personale devozione.


Due anni dopo riceve la chiamata alle armi. Furono febbre e malori a salvarlo, poiché, a motivo di esse, fu portato da dei compagni disertori in un rifugio e, di conseguenza, divenne egli stesso disertore. Visse clandestinamente per alcuni anni, prendendo nome di Jerome Vincent. Colla pace di Vienna egli riescì a sanare la sua situazione e venne sostituito dal fratello, partito e mai più ritornato. Tornò a Dardilly e, poco dopo, gli morse la madre.


Il 28 maggio 1811 il santo ricevette la tonsura. Presso il canonico Balley, Vianney condusse una vita all'insegna della penitenza. Nel 1812 si trasferì al seminario minore di Verrières, ove affrontò, con grandi difficoltà, gli studi filosofici. Uscì con voti che gli permisero di approdare al seminario maggiore di Lione, ove era atteso dagli studi teologici. A causa del suo tragico percorso di studi, presto venne dimesso. Tornò da don Balley, il quale tenta di fargli apprendere il latino. Dopo un primo tentativo fallitto, Balley riescì a far sì che Vianney venisse interrogato da monsignor Bochard. Grazie all'assenso di monsignor Courbon, sostituto del cardinale Fesch, ricevette il suddiaconato e, dopo un anno, il diaconato.


Il 13 agosto 1815, a 29 anni, divenne sacerdote. Seguirono anni di grandi mortificazioni ed impegno, al fianco di don Balley, fino alla morte dello stesso. 


Il 9 febbraio 1818 venne mandato ad Ars. Il santo raggiunse la cittadina a piedi. 
Si ricorda l'incontro del Vianney col pastorello Antonio Givre, al quale chiese informazioni circa l'ubicazione della parrocchia, ed al quale proferì la famosa frase: "Tu mi hai indicato la strada per Ars, io ti insegnerò la strada del Paradiso", ricordata ancora sul monumento che ricorda tale incontro.
Ad Ars, ebbe cura di rendere decoroso l'edificio, nel quale non si compiva il sacrificio da troppo tempo; di curare l'istruzione religiosa dei suoi parrocchiani; di compiere grandissimi atti penitenziari (i quali, in vecchiaia, gli causeranno grandi sofferenze). Si impegnò anche molto nell'abbattere i vizi dei popolani di Ars. Diffuse pure la devozione a Santa Filomena da Roma.


Morì nel 1859, in fama di santità. All'epoca, Ars era già meta di pellegrinaggi.




Il Santo Curato d'Ars fu proclamato beato da papa Pio X, l'8 gennaio 1905, ed è stato canonizzato da papa Pio XI il 31 maggio 1925. Nel 1929 lo stesso Pio XI l'ha proclamato patrono dei parroci.
Giovanni XXIII, nel centenario della morte, gli dedicò l'enciclica Sacerdotii Nostri Primordia.
Il 2009 è stato Anno Sacerdotale dedicato alla sua figura.




Voglia il Santo intercedere pella rettitudine dei nostri sacerdoti; voglia egli pregare affinché ci siano dati santi pastori, i quali sapranno salvarci dagl'assalti del maligno. 
Voglia la Madonna Santissima ispirare il cuore dei nostri preti, preservarli dalle impurità del mondo.


Vogliamo noi impegnarci a seguire, secondo la nostra condizione, l'esempio di vera devozione e dedizione, di reale sacrificio ed annullamento di sé, che il Curato c'ha fornito colla sua vita, piena di grazia e santità.


Benedicat nos Virgo Maria.











...questo cappio è gentilmente offerto dal Ministero dei suicidi del Governo Monti!

FORZA NUOVA BATTIPAGLIA(SA) CONTRO LE LIBERALIZZAZIONI DEL GOVERNO MONTI!






FN: NO ALLE LIBERALIZZAZIONI.

Forza Nuova e' contro le liberalizzazioni che rappresentano un passato liberista miseramente fallito, e si batte per la tutela di tutte le categorie, in particolar modo di quelle in difficolta'. Tutti i passi del governo Monti stanno portando gli Italiani alla disperazione e quello delle liberalizzazioni rappresenta per alcune categorie fondamentali della nostra società, un duro colpo da sopportare. Le incombenti liberalizzazioni avranno come risultato, per gli edicolanti come d'altronde per i tassisti e per interi settori della nostra società, la fine della pace sociale e familiare. Già sono in migliaia che lottano per non chiudere, questa sarà la botta finale. Quello del Prof. Monti è un governo che potrebbe essere accusato, visti purtroppo i numerosi, recenti e dolorosi fatti di cronaca, di istigazione al suicidio, ed è per questo che questa mattina, le edicole, le stazioni, i parcheggi dei taxi, le piazze, i teatri e i principali punti ritrovo di oltre 100 città italiane si sono risvegliate cosparse di cappi pronti per l’impiccamento e di cartelli riportanti la seguente scritta: “ questo cappio è gentilmente offerto dal Ministero dei suicidi del Governo Monti!”. Con quest’azione Forza Nuova intende denunciare le nefandezze di questo governo che sta mettendo in ginocchio il popolo italiano, e schierarsi a difesa dei tassisti, degli edicolanti, dei camionisti, degli agricoltori e di tutti quei mestieri deboli che in questo momento, rischiano di scomparire sotto la scure di una finanza famelica e criminale.

Forza Nuova Campania, aderendo all’iniziativa, ha lanciato la sua battaglia accanto alle categorie più deboli che, anziché essere attaccate, vanno protette e incentivate in un quadro di giustizia sociale e controllo dei prezzi e dei servizi. Deprimere le categorie con attacchi proditori e senza logica provocherà altre sacche di povertà oltre ad innescare soprattutto in regioni martoriate già da un’alta tassazione, aumenti di ogni tipo e corruzione dilagante, come la Campania, insostenibili tensioni sociali e disperazione collettiva. FN Campania invita tutte le categorie a sostenere le lotte che in questi giorni il movimento sta sostenendo in tutta Italia, a cominciare dalla grande sollevazione in Sicilia e Calabria del Movimento dei Forconi e degli Autotrsportatori……una vera e propria Forza d’Urto che sta scuotendo le forze sopite della nazione!

FORZA NUOVA UNICA OPPOSIZIONE NAZIONALE E SOCIALE!

FORZA NUOVA MOVIMENTO DI POPOLO!

Comunicato stampa - circa l'evento blasfemo di Milano - della Fraternità Sacerdotale San Pio X, 16.01.2012

La Fraternità San Pio X esprime pubblicamente profonda indignazione per lo spettacolo di Romeo Castellucci, “Sul concetto di Volto nel Figlio di Dio”, in programma nei prossimi giorni presso il Teatro Parenti di Milano. In tale spettacolo, già rappresentato in Francia, un’ immagine di Gesù Cristo è profanata da escrementi.
Nell’augurarsi che la gerarchia ecclesiastica sappia reagire adeguatamente a tale bestemmia pubblica, la Fraternità San Pio X aderisce a tutte le iniziative religiose volte a difendere l’onore di Nostro Signore, invita i fedeli alla penitenza e farà celebrare ogni giorno una S. Messa riparatrice per tutta la durata dell’oltraggio blasfemo che offende Dio, la Religione, la Chiesa e che violenta irrimediabilmente l’identità cattolica.


http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=490:spettacolo-blasfemo-a-milano&catid=35:info-sulla-fsspx&Itemid=123

martedì 17 gennaio 2012

Contributo inviatoci - La tessera del tifoso -

- Pubblichiamo quanto ricevuto dall'amico F. Russo, nonostante tratti d'argomenti un po' distanti da quelli prefissati pel sito, in quanto egli c'ha manifestato il desiderio di veder appoggiato il suo impegno in tale lotta, anche qui. -


In questa stagione ho dovuto tesserarmi. Esordisco con questa affermazione, che sa di mea culpa, perché non ho intenzione di nascondermi dietro un dito. Vado allo stadio dal 1987 e mai avrei pensato di dover vedere la mia foto su un tesserino plastificato, rilasciato dalla questura, per assistere solo ad un paio di partite all’anno. Provo vergogna perché sento, in qualche modo, di essermi piegato al sistema che combatto da una vita, un sistema per il quale il tifoso è sempre stato un delinquente a prescindere e il poliziotto un eroe che rischia la vita negli inferni domenicali. Chi frequenta lo stadio ed, in particolare, la curva, sa bene come, a volte, la realtà sia ben diversa e basta ricordare pochi nomi e cognomi: Stefano Furlan, Gabriele Sandri, Maurizio Aliberti e, perché no, Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, se vogliamo mettere il naso per strada (e nelle carceri).
Nel corso degli anni, un’inesorabile parabola discendente ha ghettizzato il tifoso, rendendogli impossibile anche il solo partecipare liberamente ad una trasferta. Prima il caro prezzi, poi le normative in tema di daspo ed ora la famigerata tessera hanno fatto sì che le vere trasferte di una volta siano ormai solo un lontano ricordo, sempre che la società ospitante non si prenda la briga di mettere a disposizione un settore per i tifosi che non sono tesserati, assumendosi, in poche parole, la responsabilità per qualsiasi fatto possa accadere.
Infine, da quest’anno, per chi volesse seguire la propria squadra anche in trasferta, grazie al protocollo d’Intesa dello scorso 21 giugno (tra l’allora Ministro degli Interni ed i vertici di CONI, FIGC, LEGA A, B E PRO), la normativa è radicalmente cambiata: “I BIGLIETTI, PER TUTTI I SETTORI DELLO STADIO, SARANNO VENDIBILI AI RESIDENTI NELLA REGIONE DI APPARTENENZA DELLA SQUADRA OSPITE, ESCLUSIVAMENTE AI POSSESSORI DELLA TESSERA”.
Nella paradossale situazione in cui il mondo ultras si è venuto a trovare, consentitemi una breve riflessione su annessi e connessi di questa grottesca macchinazione governativa. Questo signore, l’ormai ex Ministro Maroni, uno che non capisce un’acca del mondo ultras (come la maggior parte dei politicanti di questa repubblica delle banane che è diventata la nostra amata patria) aveva un obiettivo dichiarato: la diminuzione degli incidenti negli stadi. Ebbene, alla luce di quanto è accaduto nel corso dell’ultima stagione calcistica, Maroni si è permesso di sbandierare ai 4 venti i presunti risultati positivi della sua tessera. La realtà è ben diversa; perché, se è vero come è vero che il numero degli incidenti, dal punto di vista statistico (e sottolineo statistico), è diminuito, la spiegazione sta nel fatto che, ormai, gli stadi sono semideserti!!! I prezzi esorbitanti, la schedatura preventiva, gli orari assurdi nei quali si gioca, hanno progressivamente, ma inesorabilmente, allontanato i veri tifosi dai gradoni. Parliamoci chiaro: vi sembra normale che il vero tifoso, quello che segue fedelmente le sorti della propria squadra del cuore, sia costretto a prendersi un giorno di ferie per andare in trasferta, solo perché il signorino che ha fatto il suo bravo abbonamento a Sky debba potersi godere distrattamente l’anticipo o il posticipo, seduto sul divano di casa? No che non è normale! Poi ci sono le mille anomalie, episodi assurdi e consequenziali a queste innovazioni che, però ,rimangono sconosciute alla gente comune e conoscibili solo tramite il passaparola ultras vecchia maniera.
Napoli – Genoa, ad esempio, con trasferta inspiegabilmente vietata ai tifosi genoani (nonostante le due tifoserie fossero storicamente gemellate), o il caso grottesco di Fiorentina – Cesena dello scorso anno, con trasferta inizialmente libera, poi vietata con limitazioni pesantissime per i tifosi cesenati ugualmente presenti a Firenze, “gentilmente” allontanati dalla polizia (sebbene avessero il biglietto regolarmente pagato).
La soluzione? Non spetta a chi scrive indicarla; di certo mi sarei augurato una posizione netta (e soprattutto compatta) da parte di tutte le curve italiane, ma, dal momento che così non è accaduto, accolgo con soddisfazione quanto viene attuato da alcune curve, che ad ogni gara giocata in casa dalla loro squadra si mobilitano per far entrare gli ospiti non tesserati.
Una cosa è certa: lo spirito ultras non può morire, perché, quant’anche gli impediscano di esprimersi in uno stadio, esso rimane tale, ogni giorno, per le strade.
LUNGA VITA AGLI ULTRAS
                                                                                                     avv.  Francesco Russo 

domenica 15 gennaio 2012

TESSERAMENTO 2012 - Forza Nuova e Lotta Studentesca -

E' partito il tesseramento pell'anno 2012 del movimento politico Forza Nuova e della sua ala giovanile, Lotta Studentesca.

Presso i siti www.forzanuova.org e www.lottastudentesca.net potrete informarvi in merito al movimento e, quando fosse interessati a tesserarvi, potete farlo da noi, presso la sede di Battipaglia (Via Matteo Ripa, 29, prov. SA), oppure chiamando al numero 3314231891 (Mario Pucciarelli, responsabile provinciale per Salerno), o, se siete lontani, presso le sedi forzanoviste più vicine a voi (potete trovarle nel suddetto sito).
Per farlo vi sarà chiesto solo un piccolo contributo di 20 euro, se siete lavoratori, o 10, se siete studenti o disoccupati.



CONTRIBUISCI ANCHE TU A FAR RISORGERE L'ITALIA! LOTTA CON FORZA NUOVA!

venerdì 6 gennaio 2012

CONTRASTARE L'IMMIGRAZIONE COERENTEMENTE CON LA FEDE CRISTIANA: MOTIVI SPIRITUALI ED ECONOMICI

Contrastare l'immigrazione (specialmente quella islamica) non è solo coerente con la fede cristiana, ma è necessario!
Noi Cristiani siamo abituati a sentirci dire che dobbiamo, per Fede, "amare il prossimo come noi stessi,  fare agli altri ciò che vogliamo sia fatto a noi", e quant'altro: i sedicenti maestri, che ripetono alla nausea tutto ciò, dimenticano che siamo esortati ad allontanare tutto ciò che ci è di scandalo; quale cristiano non desidera il Bene per gli altri? Ma il Bene di cui parliamo non sta forse nella nostra Fede? Dunque quale cristiano non desidera per gli altri che si convertano, e non desidera che, nella propria società, regni Nostro Signore Gesù Cristo? Il cristiano, proprio in virtù della sua bontà, non può accettare né lo Stato Laico, né il "multiculturalismo".
Oggi gli estranei tentano di mutare la natura buona del Cristianesimo in buonismo; ciò è un gran male che sta trascinando a sé tantissimi fedeli.
Tutti conoscono il carattere invasivo dell'islamismo, il ritmo di crescita della popolazione islamica (stiamo parlando di un tasso di natalità che si aggira attorno all'8,1 contro il nostro 1,2; ricordiamo che, affinché un popolo - e  conseguenzialmente una cultura - resista, è necessario un tasso di natalità minimo del 2,1), e tutti possono prevedere, in virtù di tali dati, a quale destino ci stiamo lasciando andare.
Per avere una concezione della vertiginosa crescita della popolazione musulmana, aperta nemica del Cristianesimo,  basti pensare che, nonostante  la popolazione europea sia in forte decrescita, il numero di abitanti dell' Europa, a causa dell'immigrazione, è stabile. Inoltre, siamo "richiamati a rispettare la fede altrui", ovunque,  eppure questo sembra un richiamo destinato solo a noi Cristiani.  Non vi è condanna alcuna per le persecuzioni psicologiche e fisiche che il nostro popolo  subisce in ogni dove! Noi abbiamo il dovere di difendere ciò che ancora ci appartiene, per cui facciamo ciò che ci è ancora possibile: difendiamo la nostra terra da tutto ciò che è contro la nostra Fede, compreso l'islamismo.
Ricordiamo inoltre che, in quanto Stato, l'Italia è tenuta ad occuparsi prima degli Italiani, e poi, in caso ce ne fosse la possibilità, di coloro i quali non recano danno alla nostra cultura e alla nostra società, e che necessitano aiuto. Attualmente il numero di disoccupati in Italia supera i due milioni, eppure si continua a dire che abbiamo bisogno di immigrati. L'occupazione straniera nel nostro Stato sta aumentando, mentre cala quella italiana; la cosa non sembra destinata  a sanarsi. Abbiamo ancora bisogno di immigrati?
Inoltre, non solo dobbiamo subire l'abbassamento del prezzo del lavoro e la saturazione del campo lavorativo stesso, come la minore possibilità di accedere ai servizi che dovrebbero essere pensati per gli Italiani più bisognosi, ma dobbiamo contribuire anche al loro mantenimento. Un esempio banale, che riguarda tutti, sono le accise del carburante. Attualmente paghiamo attorno ai 4 centesimi al litro, per l'emergenza immigrati.
La soluzione ai problemi dei paesi poveri non sta nell'accogliere gli immigrati. La soluzione sta in una riforma radicale dell'economia e della società. I paesi che noi chiamiamo poveri, in realtà, possiedono molte più ricchezze di noi: eppure sono costretti in queste condizioni orrende. E' arrivata l'ora di dire basta! E' ora di fermare l'immigrazione e cominciare, magari partendo dall'Italia,  a riformare questo sistema decadente, a "rivoluzionare" il mondo attraverso le giuste soluzioni, accantonando il Capitalismo affinché tutto ciò si risolva.
Mettendo troppe toppe il vestito si rompe; bisogna cambiare il capo! E' l'unica soluzione!
E' arrivata l'ora di combattere per Cristo e per la Patria!