giovedì 1 novembre 2012

Il fascino delle tenebre e la tendenza all’infinito: festeggiamo Ognissanti, non «alluin»

In vista della santa ricorrenza che ricade il primo novembre, viscidamente avversata dalla demoniaca «festività» di «alluin», nasce spontanea una breve riflessione sull’umana tendenza all’infinito.

L’essere umano occupa la centralità del disegno divino.
La nostra natura stessa c’impone di «salire o scendere»: elevarci, secondo la volontà di Dio, o decadere, in virtú del nostro libero arbitrio.
Effettivamente l’uomo è intrinsecamente fatto pell’Inquantificabile, pensato pell’ottenimento della grazia, della beatitudine; tuttavia (proprio in virtú di questa sua altissima dignità, tanto alta da poter meritare l’Immenso) egli possiede la libertà anche di disprezzare quest’Immenso e di «soddisfare» la propria natura con un’«immensità» opposta, eterna anch’essa, la quale è accompagnata da tutto il dolore che deve necessariamente derivare dal rifiuto del Bene. Questa necessità d’infinito appartiene al nostro essere e dallo stesso non può essere alienata.
La nostra precarietà, dunque, è caratterizzata da un poter superare la nostra natura (non certo in virtú della stessa, bensí per via della grazia) o un poter disprezzare la nostra dignità, ma non da un poterci tirar fuori da questa scelta. Anche quando ci pare di mantenerci in una becera ignavia, quando ci par di «non far né una cosa né l’altra», stiamo rinunciando a Ciò a cui anela la nostra sostanza, proprio perché solo l’elevazione è un processo «positivo», «attivo», mentre la decadenza deriva dalla nostra natura stessa, quando manca l’atto positivo d’elevazione (cosí come il Bene è, mentre il male non è di per sé, ma non è altro che la mancanza di Bene; per questo la «soddisfazione» data dal male di cui dicevamo prima è volutamente virgolettata: perché apparente, in quanto non può esservi soddisfazione se manca un oggetto soddisfacente); un corpo con un certo «grado» di disordine, d’entropia, non può che incrementare lo stesso, se non interviene un processo «sovrannaturale».
Potremmo piú facilmente esprimere questo concetto immaginandoci come stanti su di un percorso in salita dove, per procedere, dobbiamo correre superando degli ostacoli (che possono essere sia quelli derivanti dalla nostra natura stessa che quelli posti dal mondo, dall’intervento del demonio) coll’aiuto di adeguate attrezzature (la grazia) senza le quali non potremmo proseguire, ma se ci fermiamo rotoliamo giú velocemente, senza incontrare ostacolo alcuno (se non qualche ulteriore grazia che cerca di fermare la nostra decadenza e ridarci forza per riscalare…). Ovviamente sopra c’è un reale tesoro, mentre giú una grande illusione (che porta con sé anche una dolorosissima delusione). Poi ci sono anche soggetti che decidono volontariamente di scendere…


Proseguiamo il discorso inserendovi il contrasto tra Ognissanti ed «alluin».
Vediamo come la reale ricorrenza viene accantonata per preferirle la seconda. In effetti anche in questo caso viene a verificarsi che si rifiuta l’immensità della beatitudine e si sceglie un’apparente «soddisfazione» data dall’oscurità, pel solo motivo che quest’ultima impedisce di vedere la fine della sua pochezza e, per tanto, dà l’illusione d’aver sempre altro da proporre all’insaziabilità umana.
Questa preferenza è oggettivamente stupida, tuttavia la quasi totalità delle genti opta pella stessa: perché?

1. Ricerca della strategia piú rapida. Sappiamo tutti che la nostra attuale condizione «ci sta stretta», fa soffrire, ci irrita. È evidente. In questa situazione si cerca di fuggire dalla nostra piccolezza, di ingrandirci, di appagarci. Qui entra in gioco il fine. La corruzione non sta nell’azione in sé (la ricerca) ma nell’oggetto verso la quale la orientiamo (Dio, Fine ultimo\altro), il fine che vogliamo raggiungere. Per questo le cose buone e quelle cattive spesse volte non sono tanto contrapposte quanto analoghe, ma è nelle dissomiglianze che si trovano le differenze sostanziali. Ora, alla ricorrenza dei Santi viene opposta non una giornata di lavoro, bensí una «ricorrenza» demoniaca (anzi, sarebbe meglio dire che alla «ricorrenza» demoniaca la Santa Madre Chiesa oppose la ricorrenza d’Ognissanti, spostandone la data). Se il male non si proponesse come soluzione «simile» alla santità, ma di piú rapido ottenimento, l’uomo non si lascerebbe ingannare dallo stesso. Tant’è che la stessa logica è stata anche «seguita» dalla Chiesa per sostituirsi al male che imperava: ad esempio Bonifacio IV sostituí gli «dei» pagani del Pantheon coi martiri cristiani.

2. Ricerca della strategia piú semplice. Strettamente collegata colla rapidità è la facilità d’ottenere il fine preposto; piú facile è, piú veloce è. Significativo è il fatto che mentre il Bene si propone come «vetta da raggiungere con fatica» il male si offre come «bene» d’istantaneo accesso. A rigor di logica «ciò che piú costa di miglior qualità è», ma similmente a come non ci garba spender denaro, a come siamo attaccati al nostro «conto», cosí ripugnamo di spenderci, impegnarci, affannarci per ottenere il Bene. Sostituiremo le maglie di scarsa qualità finché il nostro conto ce lo permetterà, ma anche l’ultima finirà… mentre avremmo potuto spenderlo tutto per ottenere una maglia «indistruttibile». Potremo sostituire il soddisfacimento temporaneo offerto dal male sempre con un altro… finché non terminerà il tempo in cui potremo ancora agire e procurarcene un altro; mentre avremmo potuto spendere questo tempo per guadagnare iquello eterno, la beatitudine. Quando anche l’ultimo soddisfacimento temporaneo offerto dal male terminerà, saremo condannati a quell’assenza di Bene eterna, logorante, asfissiante, soffocante.

Onde meglio indirizzarci, dunque, la Madre Chiesa (similmente a quanto Cristo stesso fece, rivelandoSi, per mostrare al mondo ch’Egli solo è la Via, la Verità e la Vita; Egli solo è la strada che dobbiamo percorrere, la «strategia» da adottare; Egli solo è il vero soddisfacimento, l’Obiettivo; Egli solo è eterno, inesauribile; Egli è Colui per cui noi siamo fatti) pone questa ricorrenza l’1 Novembre, in netta contrapposizione colle assurde celebrazioni del male nate in ambiente pagano e tutt’ora sopravvisute, sotto le mentite spoglie della «carnevalata».
La solennità di oggi evidenzia come il sacrificio, la vita spesa interamente pel solo, sommo, Fine (tant’è che, inizialmente, ad annoverarsi tra i santi erano esclusivamente i martiri) sono l’unica via per soddisfare la nostra natura, la quale è stata fatta col solo scopo d’essere presente tra le fila di coloro ch’adoreranno il Signore, che conquisteranno l’Immenso.
La scelta giusta non è la piú economica\semplice\rapida. Né se l’uomo guadagnasse tutt’i beni della terra né se egli non s’attivasse affatto gioverebbegli, bensí a tutti coloro che lavoreranno la sua vigna Egli darà ricompensa.

Disponiamoci, dunque, coll’aiuto della grazia. Seguiamo gli esempi dei Santi: veneriamoli, invochiamo il loro sostegno. Se realmente vogliamo estinguere la nostra famelica necessità, placare la nostra voracità, soddisfare la nostra ansia: imitiamo i Santi! Imitiamo Maria! Imitiamo Cristo!

Scegliamo Ognissanti, non «alluin»!

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VOLANTINO DIFFUSO IN OCCASIONE DELLA «RICORRENZA» SATANICA