lunedì 4 giugno 2012

Contributo inviatoci: - Maria nell'arte (musica): lo Stabat Mater - di J. M.

Lo Stabat Mater (dal latino Stava la madre) è una preghiera - più precisamente una sequenza
del XIII secolo, attribuita a Jacopone da Todi.
Un testo questo, che ci fa riflettere sulla figura di Maria, la Mamma più bella, quella di cui Dio si è
innamorato dall’eternità. Già, dall’eternità: è da allora che Dio guarda a Maria; è dall’eternità che Egli
aspettava la pienezza dei tempi, dice la Bibbia.

Mentre la prima parte della preghiera - che inizia con le parole Stabat Mater dolorosa - è una
meditazione sulle sofferenze della Madonna durante la crocifissione e la dolorosa Passione di Suo
Figlio Gesù, la seconda - che inizia con le parole Eia, mater, fons amóris - è una invocazione in cui si
chiede a Maria di poter essere partecipi del dolore e della sofferenza che sta provando, avendo nel
cuore, nelle vene e nelle membra l’immagine della Croce e del sangue versato.
Un’unità - scrive Padre Stefano Maria Manelli, FI – così perfetta tra il Redentore e la Corredentrice che il colpo perforante al corpo esangue del figlio sulla Croce, fu sentito al vivo dalla Madre, perché il Corpo trafitto era carne della sua carne.
La Madonna diede la sua carne al Figlio Gesù da immolare per la nostra Redenzione, sentendosi anch’Ella unita a Lui nel sacrificio cruento per la nostra salvezza. Davvero Maria Santissima, guardando il corpo crocifisso di Suo Figlio sulla Croce, non poteva non sentire al vivo che quella era la sua carne, la carne immacolata che aveva dato a Lui all’atto della concezione nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo. Cerchiamo, allora, di immedesimarci nella scena; immaginiamo di abbracciare la croce, di stringerci ad essa, di asciugare le ferite delle gambe e dei piedi del Maestro ed immaginiamo la sofferenza di una
Madre insieme a Giovanni, l’apostolo piccolo.



Siamo (eravamo) in Quaresima e spesso ritroviamo questa splendida sequenza nel rito della Via Crucis.
Fu posto in musica da oltre 400 compositori, tra cui Antonio Vivaldi - nato a Venezia, il 4 marzo del
1678 -. Grande rappresentante del Settecento veneziano, uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e
uno dei più grandi compositori di musica barocca, considerato il più importante, il più influente e il più
originale.
Detto il prete rosso per il colore dei suoi capelli - Vivaldi, infatti, era sacerdote, ma dispensato
dall'obbligo di dire Messa per la grave forma di asma di cui soffriva, che agli inizi del ministero lo
aveva costretto spesso a interrompere le celebrazioni - di lui conosciamo poco la musica sacra che
racchiude tesori preziosi. Ci sono prevenute circa cinquanta opere di questo genere: parti della Santa
Messa tridentina e loro introduzione su testo libero, Kyrie, Gloria, Credo, salmi, inni, antifone, mottetti;
si attengono alla produzione concertata anche i suoi lavori a cappella, come il Lauda Jerusalem a 4 voci
e il Credidi a 5 voci, il Gloria RV 589, il Magnificat RV 610-611 e infine lo Stabat Mater RV 621 in Fa
minore. Quest’ultimo inno, composto nel 1712 per essere eseguito come parte della Festa dei Sette
Dolori di Maria Vergine
a Brescia, è una delle composizioni sacre più note di Vivaldi e fu
commissionata dalla Chiesa di Santa Maria della Pace.
La semplicità dello stile, la ricchezza della melodia, la presenza di caratteristiche inusuali - come la
predominanza dei movimenti lenti e delle chiavi minori - garantirono l'affermazione perenne dello
Stabat Mate”. Il ripetersi delle parole e delle continue modulazioni rendono quasi visibile il senso
profondo del dolore, ma - soprattutto - invitano alla meditazione e alla preghiera. Un'altra particolarità
che contraddistingue la musica sacra del prete rosso è l’assegnazione della parte melodica ad
un'unica voce di sottofondo.
Insomma, pur presentandosi come un inno arrangiato - in quanto solo metà del testo è stato messo in
musica - il lavoro rivela una profondità musicale ed emotiva e, per questo, viene considerato uno dei
suoi primi lavori sacri più importanti.
Carlo Goldoni - drammaturgo, scrittore e librettista italiano - nel suo primo incontro con Vivaldi
racconta: Lo trovai circondato di musica, di spartiti e con il breviario in mano.
Capita, molte volte, che il significato religioso dello Stabat Mater venga trascurato e il testo venga
usato come puro suono e ritmo, ma, in verità, ogni volta che dovessimo imbatterci in questo testo, mai
dovremmo trascurare quella che è l’effigie dell’Immacolata che viene fuori come fosse scolpita nel
legno della Croce.

Maria è il respiro dell’anima, è l’ultimo soffio dell’uomo. Ella discende in noi come acqua per le
membra e per l’anima, e da carne inerte che siamo noi, risorgiamo a nuova vita, a vita pura, a viva
potenza
; versi questi di Alda Merini, che alla Madonna dedicò molte pagine della sua ricca produzione
poetica.

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