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giovedì 16 febbraio 2012

Contributo inviatoci - In ricordo di Bobby Sands -

- Condividiamo quanto ricevuto dall'avvocato Russo, in memoria del Sands. -

Pochi personaggi sono riusciti nell’intento di unire culture differenti come Bobby Sands, il militante dell’I.R.A. morto nel 1981 dopo sessantasei giorni di sciopero della fame nel carcere di Long Kesh.
Questo, non tanto per l’eroico sacrificio di chi si spende totalmente per un’idea, che in tal precipuo caso coincide con l’amore per la patria, intesa nella sua accezione pura di suolo e sangue, ma per il significato intrinseco della lotta antimperialista del movimento extraparlamentare irlandese.
A mio sommesso parere, tale condivisione va rigettata con forza. Trattasi solo di uno dei tanti, troppi casi, in cui una certa sinistra cerca di appropriarsi di lotte che non gli appartengono, attribuendo ad esse significati e significanti assolutamente distorti.
Lungi da me voler polemizzare con gente che non merita spreco d’aria, ma la premessa era doverosa e va motivata contestualmente al racconto del personaggio Sands. Innanzitutto non si può prescindere dalla caratteristica genetica della lotta per l’indipendenza irlandese: ossia la componente cattolica. Tutta la questione nord irlandese verte sulla diatriba storica tra cattolici (repubblicani e nazionalisti) e protestanti (monarchici e lealisti) e, aggiungo io, traditori del loro stesso DNA, poiché il popolo irlandese è sempre stato fortemente cattolico prima dell’eresia orangista.
Ebbene, i novelli bolscevichi, quelli che distruggono le statue della Madonna e che tanto amano sfoggiare magliette recanti la dicitura “grazie a Dio sono ateo” dimenticano, bontà loro, questo non trascurabile particolare.
Altra caratteristica, già menzionata, ma su cui giova ripetersi per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, è l’acceso nazionalismo dell’I.R.A., una connotazione questa che non dovrebbe trovar d’accordo chi ha sempre classificato il nazionalismo come sinonimo di razzismo, conservatorismo, reazione.
Ma torniamo al sacrificio di Bobby Sands perché le reazioni che lo sciopero della fame, la sua morte e quella dei suoi compagni (in tanti seguirono il suo esempio) suscitarono, furono contrastanti. Per il governo inglese, per gli occupanti, cioè, quella morte fu una vittoria e per tale venne pubblicizzata dall’infame primo ministro inglese Margaret Thatcher. Per l’I.R.A, gli oppressi, cioè, quella morte (ma sarebbe giusto dire quelle morti poiché furono in dieci a digiunare) fu un esempio eroico di coraggio ad oltranza e per la maggior parte della popolazione irlandese quello sciopero della fame fu una tragedia che lacerò i cuori e sconvolse le coscienze. Perchè una cosa va evidenziata con forza: pur non condividendo, in alcuni sporadici casi, la strategia dell’Irish Republican Army, il popolo irlandese comunque ne condivideva gli obiettivi ed era dalla parte dei suoi ragazzi, dei suoi figli, fratelli e padri. A questo proposito è d’uopo consigliare, per chi non l’avesse ancora visto, la visione di un toccante film sull’argomento: “Una scelta d’amore”, un film che prende le distanze dalla facile retorica di tutte le pellicole che difendono la democrazia inglese e che scava nel profondo delle motivazioni di questo grande popolo in lotta.
Sembrerà strano, ma i 66 giorni di digiuno costituirono solo l’ultima goccia del calvario di questo grande uomo, un calvario che solo chi ha letto qualcosa sul famigerato blocco H delle carceri britanniche può solo osare immaginare. Basti ricordare che i ragazzi irlandesi, non indossando per protesta l’uniforme della prigione poiché volevano che venisse loro riconosciuta la qualifica di detenuti politici, con pedissequa possibilità di indossare i propri abiti (ovviamente negata dalla lady di ferro) stavano nudi con due sole asciugamani a coprire il collo e le zone intime.
Il tutto, in una cella dalla cui finestra entravano gelidi spifferi di freddo e nella quale i riscaldamenti venivano spenti l’inverno ed accesi l’estate.
Inoltre, i detenuti irlandesi dovevano espletare le proprie funzioni fisiologiche all’interno della cella, spalmando gli escrementi sui muri. Queste torture, perché in altro modo non è possibile chiamarle, sono state messe in atto da un governo che per la società perbenista e borghese ha sempre costituito un fulgido esempio di democrazia e civiltà.
Un grande uomo del secolo scorso ebbe a dire: “Dio stramaledica gli inglesi!”, non ci è dato sapere se Bobby Sands ebbe mai ad udire questa frase ma una cosa è certa: il suo sacrificio costituisce un motivo di orgoglio per tutto il popolo irlandese e per quella lotta in nome di Dio e dell’Irlanda libera che prima o poi sarà vinta.


                                                                                    Avv. Francesco Russo

venerdì 6 gennaio 2012

CONTRASTARE L'IMMIGRAZIONE COERENTEMENTE CON LA FEDE CRISTIANA: MOTIVI SPIRITUALI ED ECONOMICI

Contrastare l'immigrazione (specialmente quella islamica) non è solo coerente con la fede cristiana, ma è necessario!
Noi Cristiani siamo abituati a sentirci dire che dobbiamo, per Fede, "amare il prossimo come noi stessi,  fare agli altri ciò che vogliamo sia fatto a noi", e quant'altro: i sedicenti maestri, che ripetono alla nausea tutto ciò, dimenticano che siamo esortati ad allontanare tutto ciò che ci è di scandalo; quale cristiano non desidera il Bene per gli altri? Ma il Bene di cui parliamo non sta forse nella nostra Fede? Dunque quale cristiano non desidera per gli altri che si convertano, e non desidera che, nella propria società, regni Nostro Signore Gesù Cristo? Il cristiano, proprio in virtù della sua bontà, non può accettare né lo Stato Laico, né il "multiculturalismo".
Oggi gli estranei tentano di mutare la natura buona del Cristianesimo in buonismo; ciò è un gran male che sta trascinando a sé tantissimi fedeli.
Tutti conoscono il carattere invasivo dell'islamismo, il ritmo di crescita della popolazione islamica (stiamo parlando di un tasso di natalità che si aggira attorno all'8,1 contro il nostro 1,2; ricordiamo che, affinché un popolo - e  conseguenzialmente una cultura - resista, è necessario un tasso di natalità minimo del 2,1), e tutti possono prevedere, in virtù di tali dati, a quale destino ci stiamo lasciando andare.
Per avere una concezione della vertiginosa crescita della popolazione musulmana, aperta nemica del Cristianesimo,  basti pensare che, nonostante  la popolazione europea sia in forte decrescita, il numero di abitanti dell' Europa, a causa dell'immigrazione, è stabile. Inoltre, siamo "richiamati a rispettare la fede altrui", ovunque,  eppure questo sembra un richiamo destinato solo a noi Cristiani.  Non vi è condanna alcuna per le persecuzioni psicologiche e fisiche che il nostro popolo  subisce in ogni dove! Noi abbiamo il dovere di difendere ciò che ancora ci appartiene, per cui facciamo ciò che ci è ancora possibile: difendiamo la nostra terra da tutto ciò che è contro la nostra Fede, compreso l'islamismo.
Ricordiamo inoltre che, in quanto Stato, l'Italia è tenuta ad occuparsi prima degli Italiani, e poi, in caso ce ne fosse la possibilità, di coloro i quali non recano danno alla nostra cultura e alla nostra società, e che necessitano aiuto. Attualmente il numero di disoccupati in Italia supera i due milioni, eppure si continua a dire che abbiamo bisogno di immigrati. L'occupazione straniera nel nostro Stato sta aumentando, mentre cala quella italiana; la cosa non sembra destinata  a sanarsi. Abbiamo ancora bisogno di immigrati?
Inoltre, non solo dobbiamo subire l'abbassamento del prezzo del lavoro e la saturazione del campo lavorativo stesso, come la minore possibilità di accedere ai servizi che dovrebbero essere pensati per gli Italiani più bisognosi, ma dobbiamo contribuire anche al loro mantenimento. Un esempio banale, che riguarda tutti, sono le accise del carburante. Attualmente paghiamo attorno ai 4 centesimi al litro, per l'emergenza immigrati.
La soluzione ai problemi dei paesi poveri non sta nell'accogliere gli immigrati. La soluzione sta in una riforma radicale dell'economia e della società. I paesi che noi chiamiamo poveri, in realtà, possiedono molte più ricchezze di noi: eppure sono costretti in queste condizioni orrende. E' arrivata l'ora di dire basta! E' ora di fermare l'immigrazione e cominciare, magari partendo dall'Italia,  a riformare questo sistema decadente, a "rivoluzionare" il mondo attraverso le giuste soluzioni, accantonando il Capitalismo affinché tutto ciò si risolva.
Mettendo troppe toppe il vestito si rompe; bisogna cambiare il capo! E' l'unica soluzione!
E' arrivata l'ora di combattere per Cristo e per la Patria!